Intervista all’autrice Virginia Veludo sulla raccolta poetica d’esordio “Qualunque forma esca sarà migliore della prima”

Questo libro esiste perché le certezze non esistono. Ogni vita, ad un certo momento, sembra aver raggiunto la sua forma definitiva. Ma se poi arriva un colpo violento e improvviso, e tutti i pezzi vengono buttati per aria? A volte si soccombe, a volte invece si ha una rivelazione: non esiste una forma definitiva della propria vita. E dopo che il puzzle è stato buttato per aria, soprattutto se hai accanto qualcuno che ti aiuta a rimetterlo insieme, magari uscirà un’altra forma. Ma sarà migliore della prima.

Come nasce la silloge Qualunque forma esca sarà migliore della prima?

Non è stata una nascita programmata. Ho sempre scritto poesie, a un certo momento ho anche iniziato a studiare tecnica poetica in modo sistematico. Destino ha voluto che quel periodo sia coinciso con il periodo più travagliato della mia vita, in cui quello che pensavo di avere costruito e l’immagine che avevo di me stessa sono andate all’aria. Alla fine ho guardato quello che avevo scritto e ho visto che aveva un senso, perché rappresentava un vero e proprio passaggio del Mar Rosso. Allora ho raccolto tutte queste poesie, le ho disposte come tanti tasselli di un puzzle. E ho visto che costruivano un’immagine della mia vita che non mi sarei mai aspettata prima. E addirittura migliore. Da qui il titolo della raccolta, che è tratto da un verso della poesia introduttiva, “Puzzle”.

Come hai deciso di suddividere le poesie in sette sezioni? C’è un criterio particolare che hai seguito?

Come ti dicevo, questa raccolta in realtà e il diario di un passaggio, di una trasformazione: tutte le poesie in essa contenute sono legate fra di loro. È una cosa non nuova nella poesia italiana, perfino il Canzoniere di Petrarca è progettato con questo intento, come opera organica. Le poesie contenute sono i tasselli che ricompongono l’immagine della mia vita, una vera e propria mappa, e le diverse sezioni sono in realtà delle tappe su questa mappa: la mia famiglia di origine, la nuova famiglia che credevo di aver costruito, lo scoprire che le fondamenta erano posate sulla sabbia, l’incontro con qualcuno che ha saputo darmi una bussola nuova per orientarmi, l’amore per mia figlia che mi ha tenuto insieme nei momenti in cui pensavo di dissolvermi. Ogni sezione rappresenta un nucleo. Non volevo essere didattica, ho quindi messo dei titoli che dessero solo la suggestione del tema della sezione.

Qual è stata la sfida più grande nel raccontare esperienze così personali attraverso la poesia?

Domanda difficile questa. In realtà la vera sfida non è stata né letteraria né poetica, ma personale: riuscire a dare dignità a quello che scrivevo e a quello che provavo. Anche questo fa parte del viaggio di cui abbiamo parlato prima. E devo ringraziare per esserci riuscita anche Flavio Passi, l’anima di Edizioni Effetto, che ha creduto in me ancora prima di credere nelle mie poesie.

La varietà stilistica è un tratto molto originale della tua raccolta. Ti va di dirci qualcosa a riguardo?

La varietà stilistica e metrica corrisponde alla varietà del tema trattato. Ogni esperienza, per quanto mi riguarda, ha un suono, un ritmo, una cadenza esistenziale.  In realtà lo stile e la metrica traducono questo suono che è già nello stato delle cose. Fare poesie per me è anche questo: ascoltare, ascoltare l’esperienza che stai facendo, e che risuona ogni volta in modo diverso: come ballata, come inno, come cupa litania, e tradurla con il suono delle parole e non solo con il loro significato.

Come speri che i lettori reagiscano alle tue poesie? C’è un messaggio particolare che desideri trasmettere?

Non so proprio rispondere a questa domanda. Posso dirti quello che penso sia il senso di pubblicare le proprie poesie, questo sì. Al di là del piacere dell’ego, per quanto mi riguarda è far sentire a chi ha avuto esperienze simili, e credo siano in tanti, che non è solo, Forse il poeta ha proprio questo compito: andare oltre la specificità del proprio io per parlare alla coscienza universale che riguarda tutti. Questo forse è un obiettivo che ho raggiunto, non solo attraverso la mia pagina Instagram @rossaperpendicolare, ma anche attraverso i reading che ho fatto: ho sentito come le persone si emozionavano, molte mi hanno addirittura parlato confidandomi cose loro personali e confessandomi che avrebbero voluto dire le stesse cose ai loro cari. Pensa che una mamma ha addirittura comprato una copia da dare a sua figlia, ormai grande, per riuscire a farle sentire cose che non era mai riuscita a dirle. Vorrei fare molti più reading reali e non virtuali, spero proprio di riuscirci.

C’è una poesia nella raccolta che consideri particolarmente significativa o rappresentativa del tuo percorso personale? Se sì, quale e perché?

Come ti ho detto, ognuna di queste poesie è un tassello di un percorso, quindi mi è molto difficile rispondere alla tua domanda. Una lunga camminata è fatta di tanti passi, e nessuno può dire che un passo sia più importante di un altro. Tutti hanno contribuito a raggiungere la destinazione. Posso solo metter un timido accento sulla poesia inziale e quella finale, che danno la chiave per interpretare la raccolta, se uno vuole. Accettare il cambiamento, allontanarsi dal copione che altri hanno scritto per noi, e trovare la propria immagine reale. Che cambierà ancora chissà quante volte, ma ogni volta sarà la tua immagine, non imposta da nessuno.

Come hai vissuto il processo di pubblicazione della tua raccolta poetica?

Grazie a Flavio Passi, di cui ho parlato prima, è stato molto sereno e motivante. Ho avuto una libertà totale, cosa che non tutti gli editori ti concedono: l’ho provato sulla mia pelle, quando ho rifiutato una proposta perché volevano tagliare alcune poesie o addirittura cancellarle. Un ringraziamento particolare voglio farlo poi a Gabriele Morlacchi, l’artista che realizza le copertine dei libri di Edizioni Effetto, che ha saputo interpretare splendidamente lo spirito del mio libro.

Che consiglio daresti a chi sta cercando di esprimere esperienze personali attraverso la poesia?

Uno solo: di non accettare da nessuno consigli non richiesti.

L’autrice si racconta…

“Nata nel 1989, laureata in filosofia, insegnante, mamma. E nient’altro. Perché non amo parlare di me. Preferisco lasciar parlare le mie poesie: sono loro che guardano il mondo per me, con uno sguardo in continua evoluzione, mostrando la relatività dei punti di vista. Partendo da piccoli momenti personali, cerco con la mia scrittura di allargarmi a sensazioni universali, che tutti, o quasi, abbiamo provato ma non siamo riusciti a definire. Ecco, riuscire a definirli è il mio obiettivo.

Nel 2024 è uscito il mio primo libro di poesie, “Qualunque forma esca sarà migliore della prima”, edito da Edizioni Effetto.

Cerco di far vivere le mie poesie nella mia pagina Instagram @rossaperpendicolare, unendo a questo anche un’attività di reading in pubblico: cosa che amo molto fare perché posso sentire direttamente le vere reazioni delle persone che mi ascoltano.”

 

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