Nonostante me di Diana Tiurina è un romanzo potente e stratificato, che esplora la vita di Serena Vandenrich, una madre single e professionista in carriera che cerca di riappropriarsi della propria vita dopo un matrimonio tossico. La protagonista incarna le sfaccettature di una donna moderna, capace di grande forza ma profondamente segnata da anni di abuso psicologico da parte del marito Mauro. La protagonista, con la sua complessità e autenticità, coinvolge profondamente nel suo percorso di ricostruzione personale, mentre lotta per la custodia della figlia Allison.
Lo stile di scrittura di Tiurina accompagna perfettamente questo percorso, alternando momenti di introspezione a scene in cui la tensione emotiva cresce gradualmente, senza mai forzare i toni. Ogni parola sembra scelta con cura per rispecchiare lo stato d’animo di Serena, rendendo palpabile il suo senso di vulnerabilità ma anche la sua determinazione. La narrazione non è mai eccessivamente drammatica, ma la scrittura scava nelle emozioni con una delicatezza e una precisione che trasmettono le difficoltà dell’esperienza di una donna che tenta di risollevarsi dalle ceneri del proprio passato.
Il personaggio di Mauro, sebbene assente per gran parte del racconto, è una presenza costante e opprimente nella vita di Serena. Attraverso l’effetto devastante del controllo psicologico, Tiurina dipinge con grande efficacia quanto sia difficile per una vittima di abusi liberarsi completamente dell’influenza del proprio carnefice. Ogni scelta che Serena compie, ogni relazione che tenta di instaurare, è condizionata dalle cicatrici emotive che Mauro le ha lasciato. Anche se l’uomo non agisce direttamente nel presente della storia, il suo spettro aleggia su Serena, quasi come un riflesso del trauma che si rifiuta di scomparire. Questa rappresentazione sottile e persistente è uno degli elementi più potenti del romanzo.
Dall’altro lato, Steve rappresenta un rifugio, una promessa di una vita diversa, libera dalle catene del passato. Tuttavia, Serena si sente bloccata, incapace di accettare completamente questo amore perché percepisce inconsciamente questa relazione come “proibita”. Questo aspetto è trattato con una profondità psicologica notevole, e Tiurina riesce a rappresentare la fragilità emotiva di Serena in modo convincente, evidenziando quanto sia difficile per lei accettare di meritare un amore sano e sereno. Steve è paziente e comprensivo, ma la sua costante presenza e dedizione mettono Serena di fronte a un conflitto interiore che riflette il bisogno di fiducia e la paura di legarsi nuovamente.
L’abilità stilistica di Tiurina emerge nella descrizione di queste dinamiche interne, con un linguaggio che non indulge mai nel melodrammatico, ma si mantiene sempre sottile e controllato. Le emozioni sono intense ma misurate, proprio come lo è la crescita di Serena, che avviene passo dopo passo, lentamente ma inesorabilmente. Il ritmo del romanzo segue questa evoluzione, mantenendo il lettore costantemente coinvolto ma mai sopraffatto.
Un altro aspetto che colpisce è la rappresentazione delle contraddizioni di Serena: forte e vulnerabile, brillante e insicura, ribelle e leale. Queste sfumature rendono il personaggio umano e indimenticabile. Non è un’eroina perfetta, ma una donna con difetti, paure e cicatrici, che tenta di navigare in un mondo complesso fatto di aspettative e paure. Il suo percorso di rinascita è doloroso e pieno di ostacoli, ma questo lo rende tanto più autentico e commovente. Ogni errore, ogni fuga e ogni momento di debolezza di Serena sono descritti con una tale onestà da far sentire il lettore connesso al suo viaggio.
Nonostante me è una storia di resilienza, un tema che Tiurina esplora con grande finezza. Il personaggio della psicologa, che da semplice figura professionale si trasforma in una vera amica, rappresenta un simbolo di speranza e di supporto, mostrando come la guarigione possa avvenire solo attraverso una rete di comprensione e aiuto. Questo aspetto riflette un tema universale e molto attuale: la necessità di accettare l’aiuto degli altri per superare i propri demoni interiori.
Nonostante me è un romanzo che colpisce per la sua profondità emotiva e la qualità del suo stile. L’autrice Diana Tiurina riesce a raccontare una storia di dolore e rinascita con sensibilità, equilibrio e una grande attenzione ai dettagli psicologici. Serena Vandenrich è un personaggio che rimane impresso nella mente del lettore, un simbolo di forza e fragilità, di lotta e speranza. Attraverso una narrazione che scava nel cuore delle emozioni, Tiurina ci ricorda che il vero amore, alla fine, non è una gabbia, ma un atto di libertà.
Intervista all’autrice
Come è nata la tua passione per la scrittura e quale è stato il percorso che ti ha portato alla creazione del libro Nonostante me?
Credo che leggere e scrivere sono due facciate della stessa medaglia. Da quando mi ricordo leggevo sempre molto e letteralmente di tutto, talvolta, in apnea, nascondendomi sotto le coperte con una torcia in mano… Insomma, era difficile mettermi a letto e, altrettanto, svegliarmi alla mattina. Ovviamente non potevo scegliere percorso diverso se non la laurea in filologia, seguita da quella in comunicazione nell’impresa, entrambi con lode. Poi ho cominciato a lavorare sulla base della mia seconda specializzazione. Mi sono divertita tanto, ma c’era qualcosa che mi mancava… La vita, però, andava avanti e dovevo seguire il suo frenetico percorso: il mondo ci gira intorno forsennatamente, mentre ognuno di noi corre per far girare la propria ruota. Solito. Finché non lo era più. C’era solo del panico. E della paura. Un nemico sconosciuto. L’isolamento. Strade vuote, gente serrata in casa… Chi si è messo a cucinare, io mi sono messa a scrivere. Finalmente avevo tempo, voglia di esprimermi e un sogno da realizzare. In un certo senso, sembrava l’ultima occasione. Poi il lockdown è finito e la vita ha ripreso il suo percorso. Ma il mio era leggermente cambiato: ero determinata di andare fino in fondo con la scrittura nonostante tutto e tutti, e, soprattutto, nonostante me. Ed eccomi qua.
Puoi raccontarci di più su Serena, la protagonista del tuo romanzo? Cosa rappresenta questo personaggio?
Serena è una giovane madre single che lotta per avere la custodia esclusiva della figlia Allison. Il suo non è un capriccio, ma la stretta necessita per far vivere a sua figlia una vita normale. La quale, tuttavia, risulta quasi impossibile visto che Mauro non “collabora”. Ora, parliamoci chiaro: la custodia congiunta presuppone che entrambi i genitori siano responsabili e che abbiano uno spiccato senso genitoriale. Ma che succede se uno dei due si sottrae ai propri doveri? La legge è chiara: il minorenne può fare una determinata cosa a patto che entrambi i genitori siano d’accordo; oppure, se il genitore “buono” ha la custodia in esclusiva. Dunque, cosa occorre per averne una? Diversi anni di attesa e tanti soldi, che non sempre un genitore single si può permettere. Certo, c’è il gratuito patrocinio, ma solo se uno riesce a dimostrare di avere un reddito insufficiente per una mera sopravvivenza. Chi tutela la legge? Il genitore irresponsabile o il minore?! Ecco, Serena rappresenta tutti i genitori single (uomini o donne che siano), i quali, loro malgrado e senza alcuna colpa, si sono trovati a lottare con le unghie e i denti per la “normalità” della vita del proprio figlio. Serena non è solo la vittima del suo ex marito psicolabile, ma dell’intero sistema. Purtroppo, c’è un divario enorme tra la realtà e le normative vigenti. Certe leggi andrebbero rivisitate. Urgentemente.
La storia di Serena è fortemente influenzata dai temi della violenza e delle bugie. Quale messaggio speri che i lettori colgano?
Incontriamo Serena come una donna attraente, intelligente e indipendente. Una donna che si è fatta forte e ha dei valori stabili, nonostante le sue piccole “trasgressioni”. Ma, ciò nonostante, ha tanta paura dentro. Crede di essere avversa ai sentimenti, ma in realtà teme di ricadere di nuovo in un mare di bugie, in una situazione pesante dove regna la violenza psicologica. Una relazione, appunto, dalla quale non è stato facile uscire. Potrebbe apparire fredda e perfino “stronza”, ma è solo una corazza che indossa per proteggere la propria sensibilità. Tempo fa, uno dei miei prof mi spiegò una semplice verità: «Se saluti una persona che normalmente ricambia i saluti in modo solare e socievole, ma stavolta a malapena ti degna di uno sguardo accigliato, non pensare che ce l’abbia con te. Non si tratta di te. Ma di quella persona: probabilmente, ha litigato con qualcuno, perso il portafoglio o, forse, le si infiammato il dente del giudizio. Pensa a quella persona e cerca di capirla». Ecco, il messaggio che vorrei dare è proprio questo: cercare di capire le persone fino in fondo. Analizzare. Decifrare. Schivare quella sorta di “upgrade” che funge da scudo protettore: un’apparenza, appunto. La quale va scavata con delicatezza, con affetto e amore per ritrovare il vero che c’è in noi. Ma per riuscirci, bisogna seguire gli indizi. È come la caccia al “tesoro”. Non è così che ci rivolgiamo ai nostri affetti? Ecco, il romanzo mira di dare voce a tutte le “stronze” che hanno lottato per la propria libertà (e, talvolta, per la propria vita) e che hanno dovuto ritrovare la fiducia in sé stesse.
Mauro è un personaggio che resta sullo sfondo, ma il suo impatto sulla vita di Serena è evidente. Come hai sviluppato questo antagonista e il suo ruolo nella storia?
È la relazione causa-effetto. Mauro è la causa, Serena è l’effetto. Sin dalle prime pagine Serena accenna che «Quello che non ci uccide, ci rende più forti». Ed è ciò che è: una donna forte, determinata e indipendente. Per cui, contrariamente ad ogni logica, l’impatto di Mauro non è del tutto negativo: in un certo senso, è grazie a lui che queste qualità innate di Serena si sono amplificate, diventando predominanti. La libertà non è soltanto un’idea astratta dell’adolescenza, ma è la cosa che Serena brama di più in assoluto; il denaro, il futuro assicurato, la posizione sociale – sono le cose che non le rappresentano alcun valore specie se deve scendere a compromessi. Per esempio, perfino quando sta per ereditare l’intero patrimonio dal suo ex suocero “magicamente risuscitato”, declina l’offerta per non rinunciare alla libertà personale. D’altro canto, ha paura di innamorarsi di nuovo o, meglio, di ammetterlo, perché le ali le sono già state spezzate in passato. In quanto causa, il personaggio di Mauro non è attivo, lui rappresenta il passato, motivo per cui resta sullo sfondo, affermandosi come il male assoluto (nemmeno suo padre lo vuole; per rabbia ha causato la morte di diverse persone) e funge da filo conduttore per collegare varie situazioni stravolgenti, nonché per mettere in evidenza diversi lati del complicato e contradittorio essere della protagonista.
La relazione tra Serena e Steve è segnata dalle sue paure e traumi. Cosa hai voluto trasmettere attraverso questa dinamica amorosa?
Per Serena Steve è un enigma. Tradotto: un potenziale pericolo. Punto primo, il suo personaggio non dà chiari segnali di voler una relazione vera o di essere realmente innamorato. Per esempio, inizialmente la loro storia si basa esclusivamente sul sesso: non c’è conoscenza reciproca, non c’è confidenza, non c’è nulla – solo un’intimità stravolgente. Quando Serena lo racconta alla psicoanalista, sembra che questo rapporto fosse esattamente ciò che volesse. Eppure, dopo scopriamo che è tuttora furibonda per il fatto che Steve non le avesse manifestato dei sentimenti in questo primo periodo, probabilmente, tenendoli nascosti anche a sé stesso. Da lettori oggettivi capiamo che loro due sono gli “specchi dell’anima”: anche lui ha sofferto, pur per un’esperienza completamene diversa, per cui è diffidente e distaccato tanto quanto la protagonista. Punto secondo, a differenza di Mauro, Steve non mostra gelosia o possesso nei confronti di Serena. Il che le crea il dubbio. Costantemente vive il confronto: da un lato, Mauro, possessivo e violento, aveva “uno strano modo” di amarla; Steve, d’altro canto, la aspetta (“sempre e per sempre”), ma la lascia libera. Lei, innamorata fino al midollo di quest’ultimo, ma abituata all’altro, non riesce a capire fino all’ultima pagina che l’amore e la libertà sono la stessa cosa e che, finalmente, la vita gliele sta offrendo entrambe.
Quali sono state le sfide più grandi durante la scrittura di Nonostante me e come sei riuscita a superarle?
Decisamente la lunghezza. Ero andata più a fondo esaminando le dinamiche relazionali tra Serena e Steve: l’attrazione, i dubbi, la diffidenza reciproca e, di nuovo, l’attrazione calamitica, alla quale nessuno dei due riusciva ad opporsi, nonostante i vari tentativi di Serena di “sfuggire” al destino, allontanando Steve e frequentando altri uomini. Solo il tempo avrebbe rimesso i puntini sulle “i”, facendo capire a entrambi (prima a Steve e dopo a Serena) che erano legati da un fil rouge e che il loro amore era scritto nelle stelle. Potrebbero accettarlo, oppure continuare a vivere il loop in cui si mettono insieme, poi si lasciano, poi si rimettono insieme e poi si lasciano di nuovo per poi ritrovarsi… Quando inviai il manoscritto all’editore, subito gli piacque, poi, ragionando, mi disse che seicentocinquanta pagine erano un po’ troppe come prima pubblicazione. Capì che le strade erano due: accorciarlo o metterlo nel cassetto. Optai per la prima: il che significa che ho dovuto praticamente riscrivere l’intero romanzo da capo. Ma devo ammetterlo, è diventato molto più scorrevole e coinvolgente di prima. Inizialmente era solo un romanzo psicologico. Ora ha anche elementi di altri generi: un po’ d’amore, un po’ di sesso, un po’ di intrighi. C’è anche un inganno, ma tutto si risolve con un lieto fine.
Hai già in mente nuovi progetti letterari o temi particolari che ti piacerebbe esplorare nei tuoi prossimi lavori?
Certamente. Attualmente sto lavorando su un thriller psicologico intrigante, ma divertente. Si tratta di due personaggi un po’ sociopatici, che si innamorano fino al midollo, nonostante i cadaveri che continuano ad apparire intorno a loro. Sarà la colpa di lei o di lui? O di qualcun altro? Questo lo scopriremo più avanti! E poi, ho tanta voglia di tornare a lavorare sul personaggio di Serena, denudando il suo vissuto con Mauro, stavolta, facendolo diventare un protagonista attivo e analizzando, pagina per pagina, il loro rapporto e le sue conseguenze… “causa – effetto”, ricordate? E poi, naturalmente, vorrei verificare se il “vissero felici e contenti” tra Serena e Steve possa funzionare veramente, insomma, se il lieto fine davvero esiste. Ricapitolando, il tema centrale è sempre l’amore, le sue mille sfaccettature e la sua potenza. L’altro tema, invece, è il nostro divenire, inquanto “prodotto sociale”. E poi, la duplice e complicata natura umana, con i suoi pregi e i suoi difetti, conscio e inconscio, desideri, talvolta, proibiti e paure celate che spesso innescano i conflitti, che danno vita agli intrighi. Ma sempre con una nota di ironia e ottimismo. Dopotutto, è così che la vita andrebbe affrontata, o no?
Biografia dell’autrice
Diana Tiurina è nata e cresciuta a Vilnius (Lituania), vive in Italia da più di quindici anni e attualmente risiede in provincia di Modena.
Nel 2010 ha conseguito il diploma di laurea specialistica in “Comunicazione nell’impresa e organizzazioni internazionali” (con Lode) all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e, precedentemente, nel 2005 quella in “Filologia slava” (con Lode) all’Università di Vilnius.
Specializzata in comunicazione e marketing, ha lavorato per diverse società private anche a livello internazionale. Quattro anni fa ha preso la decisione di seguire la sua vocazione – insegnare e scrivere. Ora lavora come insegnante di inglese presso la scuola secondaria. Nonostante ME è il romanzo d’esordio.