Le Elezioni Americane e il Futuro della Politica Estera
In occasione delle imminenti elezioni presidenziali negli Stati Uniti, abbiamo avuto il piacere di intervistare l’avvocato Francesco Mazza, noto per la sua profonda conoscenza delle relazioni internazionali e della politica estera americana. Di seguito la sua analisi su ciò che ci attende nei prossimi mesi e come l’esito di questa tornata elettorale potrebbe influenzare gli affari globali.
Avvocato Mazza, mancano pochi mesi alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Quali sono, secondo lei, i temi più rilevanti in questo momento?
Le prossime elezioni saranno dominate da questioni che intrecciano politica interna ed estera. Sul piano interno, vediamo l’economia, l’immigrazione e il sistema sanitario come temi centrali. Ma non possiamo ignorare che, in un mondo sempre più globalizzato, la politica estera gioca un ruolo altrettanto cruciale. Quello che succede all’estero influenza direttamente la vita quotidiana degli americani, che si tratti di sicurezza, economia o commercio.
Quale potrebbe essere l’impatto di questa elezione sulla politica estera degli Stati Uniti?
Dipenderà molto da chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca. Se dovesse vincere un candidato repubblicano, potremmo assistere a una politica estera più assertiva, con un forte accento sulla difesa degli interessi americani a discapito di un approccio multilaterale. Invece, con una vittoria democratica, potremmo vedere un ritorno a politiche più cooperative, con maggior enfasi sulle alleanze storiche e sugli accordi internazionali, come il ritorno a una piena partecipazione agli Accordi di Parigi sul clima o al rilancio del JCPOA, l’accordo sul nucleare iraniano.
A proposito di alleanze, come vede il ruolo degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa e della NATO?
L’alleanza transatlantica è stata a lungo il pilastro della politica di sicurezza globale. Tuttavia, negli ultimi anni, abbiamo visto tensioni crescere. Alcuni leader americani hanno messo in discussione la necessità di sostenere economicamente e militarmente la NATO, chiedendo che gli alleati europei facciano di più. Anche in questo caso, la direzione futura dipenderà dal risultato elettorale. Un’America più isolazionista potrebbe ridurre il suo coinvolgimento nelle dinamiche europee, mentre un’amministrazione più incline al multilateralismo rinnoverebbe l’impegno verso la NATO, puntando anche su un maggiore coordinamento con l’Unione Europea.
Qual è il suo punto di vista sulle relazioni USA-Cina?
È forse la sfida più importante per gli Stati Uniti oggi. Siamo di fronte a una competizione non solo economica, ma anche ideologica e tecnologica. Gli Stati Uniti vedono la Cina come il loro principale rivale strategico, soprattutto per il suo crescente peso economico e militare nel Pacifico. Entrambi i principali partiti americani sono d’accordo sulla necessità di contenere l’influenza cinese, ma i mezzi possono variare: i repubblicani potrebbero essere più propensi a usare la leva economica e sanzioni, mentre i democratici potrebbero optare per una combinazione di pressione e dialogo, con un coinvolgimento di attori internazionali.
E per quanto riguarda il Medio Oriente? Come si posizionano gli Stati Uniti in una regione così complessa?
Il Medio Oriente è una regione strategica, soprattutto per questioni legate all’energia e alla sicurezza. Le priorità degli Stati Uniti qui sono in costante evoluzione. L’interesse americano per la stabilità della regione rimane, ma con un focus ridotto sul dispiegamento militare diretto rispetto al passato. È probabile che, qualunque sia l’amministrazione, gli Stati Uniti continueranno a supportare gli alleati tradizionali come Israele e l’Arabia Saudita, ma potrebbero ridurre il loro impegno diretto nelle guerre locali, spostando l’attenzione su un approccio diplomatico e sull’uso di alleanze regionali per gestire le crisi.
Secondo lei, come gli Stati Uniti affronteranno le sfide globali legate al cambiamento climatico?
Questa è una questione cruciale per il futuro, non solo degli Stati Uniti ma del mondo intero. Se dovesse prevalere un’amministrazione democratica, ci aspettiamo un rinnovato impegno verso gli accordi internazionali sul clima e una spinta maggiore verso la transizione energetica. Un’eventuale amministrazione repubblicana potrebbe invece continuare a porre l’accento sulla protezione degli interessi economici nazionali, con un approccio più scettico verso le politiche ambientali globali, privilegiando le fonti energetiche tradizionali.
Quali scenari possiamo aspettarci nei prossimi anni in termini di leadership globale?
La leadership globale è in un momento di transizione. Gli Stati Uniti cercano di mantenere la loro posizione dominante, ma devono fare i conti con una crescente multipolarità. Cina, Russia e l’Unione Europea stanno cercando di aumentare la loro influenza. Il risultato delle elezioni americane determinerà se vedremo un’America più impegnata nella leadership internazionale o una più ritirata, concentrata sui propri interessi interni. Tuttavia, gli Stati Uniti resteranno un attore chiave, con il peso della loro economia e del loro apparato militare.
Un’ultima domanda: crede che il risultato di queste elezioni avrà un impatto diretto anche per l’Italia?
Assolutamente sì. L’Italia è un partner importante degli Stati Uniti, soprattutto in ambito NATO e per le relazioni commerciali. Un’America più multilateralista e cooperativa potrebbe rafforzare i legami con Roma, specialmente su temi come la sicurezza nel Mediterraneo e la stabilità in Nord Africa. Al contrario, una politica estera più incentrata sull’America First potrebbe ridurre l’interesse strategico verso l’Europa e richiedere all’Italia di assumere un ruolo più attivo nella gestione delle crisi regionali.
Grazie, avvocato Mazza, per questa preziosa analisi. Sarà interessante vedere come gli eventi si svilupperanno nei prossimi mesi.
È stato un piacere. Rimaniamo in attesa di osservare come il mondo cambierà dopo questo importante momento elettorale.