Intervista a Leila Cimarelli: l’autrice racconta il suo nuovo romanzo “I dodici rintocchi”, una riflessione sull’amore

Amare, una delle prove più difficili che un essere umano si trova a  compiere – nei casi più fortunati – almeno una volta nella vita. Dirompete e forte come un uragano, questo sentimento – nel bene e nel male – travolge tutto ciò che incontra per la sua strada, ma ciò che ne determina la sua intensità è una variabile in grado di spostare l’ago della bilancia nelle relazioni interpersonali: la presa di coscienza. Se credi che ammettere di essere innamorati o di iniziare a provare un sentimento più forte nei confronti di qualcuno, sia una cosa scontata, purtroppo non è così.

Innamorarsi significa ammettere di aver permesso a qualcuno di scalfire la corazza intorno al proprio cuore, di avergli dato il permesso di entrare in quella porta immaginaria e di restarci fin quando lo vorrà. Rendere qualcuno artefice o colpevole delle tue emozioni è un potere potentissimo, da saper maneggiare con cura.

Il rischio maggiore che si può correre in questi casi, soprattutto nei soggetti più orgogliosi è quello di ritardare, il processo di ammissione, arrivando – nei casi più disperati – addirittura a non ammetterlo mai.

Intervista all’autrice

Come è nata l’ispirazione per il libro “I dodici rintocchi”? Qual è stato il punto di partenza per questa storia?

Tutto è partito da un film che amo molto: Midnight in Paris del regista Woody Allen, che tra l’altro invito i lettori a vederlo almeno una volta nella vita. Ho voluto rendergli omaggio inserendo nella storia d’amore vissuta da Elettra e Gabriele, alcuni elementi facilmente riscontrabili nella magica vicenda vissuta dal personaggio di Gil, interpretato da Owen Wilson. Inoltre, ho dato a Parigi una duplice valenza, una croce e delizia, sebbene sia considerata per antonomasia la città dell’Amore. Mi piace pensare a questo film come alla stoffa di un vestito, che poi ho cucito a mio piacimento, intorno alla vita dei miei protagonisti. Questo è uno dei motivi che mi ha spinta a voler ambientare il romanzo a partire dal 2007 fino al 2011, anno di uscita del film. Scoprirete subito che niente è lasciato al caso…

Puoi raccontarci qualcosa di più sui protagonisti Elettra e Gabriele? Quali tratti del loro carattere li definiscono e quali difficoltà dovranno affrontare lungo il loro percorso?

Elettra e Gabriele sono due adolescenti, provenienti da famiglie per bene e senza grilli per la testa. Dopo averli conosciuti, sarà impossibile non amarli.
Elettra è una ragazza dolce, seria e ingenua sotto certi punti di vista. Al contempo però sa essere determinata e combattiva, quando in gioco ci sono i suoi obiettivi professionali.
Le prove più grandi che la vita le mette di fronte sono la paura di aver perso per sempre l’amore della sua vita e la conoscenza ‘speciale’ con il collega di lavoro troppo perfetto, Andrea.
Gabriele è un ragazzo che ama cimentarsi in un nuove sfide, con la speranza di riuscirsi a creare una carriera, basata solo sulle sue forze. È un giovane ambizioso, sensibile, testardo e protettivo soprattutto quando si parla di Elettra, il suo punto debole. Se c’è una cosa che non viene mai messa in discussione è il forte sentimento che provano vicendevolmente, nonostante tutto.

 Nel tuo romanzo esplori l’amore e le sue complessità, inclusa la difficoltà di accettarlo pienamente. Che immagine dell’amore hai voluto trasmettere attraverso la storia?

Ho cercato di esplorarlo nella maniera più oggettiva e naturale possibile. Ho dato ad Elettra e Gabriele la possibilità di vivere un sentimento forte anche se il destino li ha messi in forte difficoltà. Tiziano Ferro canta che “l’amore è una cosa semplice”, forse per qualcuno lo sarà, ma non sempre è così. Accettare di amare – davvero – una persona, significa rendersi vulnerabili, pronti ad aprire il proprio cuore e mostrarsi per ciò che si è veramente. Consapevolezze che alcune persone fanno fatica ad accettare per paura di esporsi troppo. Ne “I dodici rintocchi” ho voluto raccontare un amore reale, autentico, con pregi e difetti, senza aver paura di mostrare le fragilità dell’animo dei protagonisti. Non volevo raccontare un amore come quello delle favole. La mia Elettra non è donzella in pericolo o che deve aspettare l’intervento di qualcuno per salvarsi deve solo maturare un po’ a causa della sua giovane età. Fondamentalmente lei è in grado di sbrigarsela da sola nei momenti di difficoltà e se necessario, sacrificarsi senza remore per le persone che ama. Il mio Gabriele, allo stesso tempo è un giovane uomo, non un maschio alfa che si batte il petto come fanno i gorilla. È intelligente, passionale e non ha paura di muovere mari e monti per far star bene la persona che custodisce le chiavi del suo cuore.

Un tema centrale del libro è la “presa di coscienza” nelle relazioni amorose. Come credi che si possa coltivare questa consapevolezza, specialmente quando si è travolti dall’amore?

Prendere coscienza di amare qualcuno fa parte anche del processo di maturità di ognuno di noi e non la trovo una cosa scontata e banale. A dire il vero, quando si parla di sentimenti non si dovrebbe mai utilizzare il termine ‘banale’. Amare vuol dire mettere a disposizione dell’altro la propria vita, nel bene e nel male e visto che di vita ne abbiamo una, non possiamo sprecarla con chi non la merita.
Amare è una sorta di investimento. Un rischio in grado di farti sentire vivo, che se trattato con le dovute accortezze può dare tanto ma che se lasciato alla deriva, può rivelarsi un fallimento in piena regola. Tutto sta nel capire dove si sta andando e soprattutto se i desideri per il futuro e lo sguardo sono rivolti verso la stessa direzione. L’amore vero è quello talmente potente da farti mancare il fiato e ti fa perdere la percezione della realtà. Ad Elettra e Gabriele ho voluto donare la possibilità di provare e vivere questo sentimento, anche come esempio positivo, per tutte quelle persone che nella vita hanno fatto vincere la paura di amare piuttosto che camminare verso la stessa direzione.

 Qual è il messaggio che desideri comunicare ai lettori attraverso I dodici rintocchi?

In realtà sono molti i messaggi che ho voluto lasciare al lettore. l primo è di non avere paura di aprire il proprio cuore, soprattutto quando è lui a farvi capire che l’uomo o la donna che avete davanti è la metà della vostra mela. Il secondo è di vivere a pieno ogni tipo di situazione ed emozione che la vita può regalarci, prendendoci il lusso anche di poter sbagliare, perchè siamo pur sempre esseri umani. Ed infine, forse il più importante, di non sottovalutare mai comportamenti strani – anche i più piccoli dettagli – da parte di qualcuno che mentre è pronto a giurarvi amore e a fare di tutto per essere il fidanzato modello, in realtà nasconde il suo vero essere.

 Hai definito l’amore come una delle sfide più ardue che una persona possa affrontare. Ci sono altre prove, a tuo avviso, altrettanto cruciali nel percorso di vita di un individuo?

A dire il vero ce ne sono molte, ma basandomi anche sul romanzo direi sicuramente la perdita di una persona cara, come può essere un genitore, un’amica o amico o una persona cara perchè sono eventi che inevitabilmente condizionano la vita. Poi c’è il momento di lasciare la propria casa con tutte le comodità annesse, che da quel momento prenderanno il nome di responsabilità. Ed infine, l’incertezza di non farcela – professionalmente parlando – di aver sbagliato tutto e di aver combattuto per il sogno sbagliato.

 Come ha reagito il pubblico al tuo romanzo e hai già in mente nuovi progetti o storie su cui stai lavorando?

Devo ammettere che i lettori si sono mostrati fin da subito entusiasti de I dodici rintocchi, soprattutto per l’autenticità riscontrata nei personaggi. Tra le pagine del romanzo, ho voluto dar vita a due ragazzi comuni, volenterosi e caparbi, ma allo stesso tempo, anche fragili e pronti a mettersi in discussione. Sarà anche per questo motivo che mi piace pensare a loro come delle persone e non dei personaggi di fantasia. Dei commenti che mi hanno fatto particolarmente piacere ricevere vertevano tutti sul modo di descrivere i personaggi, le scene e le ambientazioni: “mi è sembrato di vedere un film” oppure “i momenti raccontati sembravano delle scene di un film. Non ho avuto fatica ad immaginarli”. Leggerli mi ha reso particolarmente orgogliosa del lavoro fatto, soprattutto perché, il cinema è il mio primo amore e chissà che un giorno la storia di Elettra e Gabriele non venga raccontata in un film. Per quanto riguarda il prossimo romanzo, qualche idea mi è già venuta in mente, ma ora voglio dedicarmi a I dodici rintocchi, perché sono sicura che arriverà nel cuore di molte persone.

Come descriveresti te stessa come autrice e quali sono gli elementi distintivi del tuo stile narrativo e delle storie che racconti?

Mi reputo un’autrice molto autocritica, forse anche troppo. I due romanzi che ho scritto Un sogno ad occhi aperti e I Dodici Rintocchi entrambi editi da Masciulli Edizioni sono nati da idee ben precise. Due caratteristiche del mio stile narrativo sono: semplicità e coerenza. Per semplicità non intendo superficialità. Voglio semplicemente portare mano per la mano il lettore che ha deciso di lasciarsi travolgere dalle emozioni scritte tra le pagine del mio romanzo. Questo è anche uno dei motivi, che mi spinge a prestare cura e attenzione ai dialoghi tra i personaggi. Da lettrice non amo le cose non dette o poco chiare, per questo motivo cerco di non incorrere negli stessi – a mio giudizio – errori. Ovviamente ci sono dei momenti dove voglio che il lettore utilizzi la sua immaginazione, ma lo faccio senza correre il rischio che possa perdersi nei meandri della trama.

Per quanto riguarda la coerenza, per me sta nel creare personaggi senza dover pensare a quale tipologia di personaggio può fare più appiglio nella mente e nel cuore del lettore. Elettra e Gabriele sono plasmati esattamente come volevo io e come accade nella vita, le persone o si amano o si odiano. Il mio desiderio è che il lettore possa riconoscersi in loro, per questo motivo li considero come persone in carne e ossa. Motivo per il quale cerco sempre di raccontare il verosimile, perché ti permette di lasciare aperta una porticina verso il vero.

Biografia dell’autrice

Leila Cimarelli romana di nascita e salernitana di adozione è appassionata di serie tv turche e della città di Istanbul. Nel marzo 2019 ha conseguito la laurea magistrale in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale all’Università degli studi di Salerno con una tesi dedicato al regista e scrittore Ferzan Ozpetek. Da anni collabora come redattrice per NewsCinema.it e altri siti di informazione cinematografica. Da tre anni durante le edizioni del Giffoni Film Festival si occupa di recensire i film in concorso e fuori concorso per conto della loro redazione interna. Nel 2021 è stata pubblicata la sua opera prima intitolata “Un Sogno Ad Occhi Aperti” e nel luglio 2024 è stato pubblicato il secondo romanzo intitolato “I dodici rintocchi” entrambi editi dalla Masciulli Edizioni.

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