Con il suo ultimo libro Sfatti di cronaca. Racconti di quotidiana follia (Edizioni Mondo Antico, 2024), lo scrittore Paolo Dal Canto ci consegna una delle sue opere più originali e provocatorie, una raccolta di racconti che porta la cronaca attuale fuori dai confini del giornalismo e dentro un universo narrativo inaspettato. Nei 35 racconti che compongono il libro, l’autore attinge ai fatti reali, a quegli eventi che spesso dominano le prime pagine, ma che qui vengono rielaborati in una prospettiva inedita e spiazzante. Paolo Dal Canto non si limita a raccontare la cronaca ma la ricostruisce, la seziona e la trasforma, senza temere di esporsi troppo e di sfidare i lettori, spingendo così a riflettere su temi complessi come la guerra, l’immigrazione, la violenza di genere, la violazione dei diritti umani e tanto altro.
Ogni racconto di questo libro è una scheggia di realtà, breve ma densa, capace di scuotere e provocare una reazione immediata. È una narrazione che mira alla sintesi, non per semplificare ma per colpire, e ogni racconto si fa lente attraverso cui interpretare la complessità dei temi trattati. La cronaca, per Dal Canto, non è solo un punto di partenza, ma una materia viva che l’autore trasforma in storie capaci di scardinare i luoghi comuni e sfidare le interpretazioni rapide e polarizzate che spesso si trovano sul web. In un mondo in cui la superficialità e le opinioni facili dominano il discorso pubblico, Dal Canto risponde con un’opera che stimola una riflessione autentica e profonda.
La scelta del racconto breve si rivela essenziale per l’impatto di Sfatti di cronaca: pochi paragrafi bastano per concentrare emozioni e significati, creando un impatto immediato e significativamente duraturo. La brevità diventa uno stilema, una struttura che non disperde il messaggio ma lo potenzia, trasformando ogni storia in una “pillola” intensa che lascia il lettore con domande e riflessioni che vanno oltre il racconto stesso. Con il suo stile, l’autore riesce a far emergere il lato umano e contraddittorio della cronaca, sfidando la tendenza a ignorare o banalizzare ciò che si legge ogni giorno nei titoli di giornale.
La scrittura di Paolo Dal Canto è altrettanto incisiva e diretta: con un’ironia tagliente e un linguaggio privo di orpelli, lo scrittore scava nel profondo, palesando la complessità dei fatti con un approccio sfrontato che lascia pochi spazi alle interpretazioni comode. Il suo caratteristico tono irriverente è una dichiarazione d’intenti, un modo per smontare la patina di normalità che spesso accompagna eventi scioccanti e controversi, per condurre il lettore verso una dimensione inesplorata e critica. Il sarcasmo diventa un’arma per abbattere la superficie, un mezzo per insinuare dubbi e spingere il lettore a guardare la realtà con occhi nuovi.
Un altro tratto distintivo che rende questa raccolta unica è la capacità di mescolare comicità e dramma, costruendo un’atmosfera che riflette la dualità della nostra epoca. Il lettore è portato a ridere, immedesimarsi e commuoversi, spesso nello spazio di poche righe. Questa alternanza di toni crea un gioco di chiaroscuri, in cui la realtà non è mai soltanto “bianco o nero,” ma un mosaico di sfumature che rispecchia la varietà e l’ambiguità della vita.
A rendere l’esperienza di lettura ancora più coinvolgente contribuiscono le illustrazioni di Moira Roncato, che accompagnano ogni racconto e amplificano il senso di vicinanza ai temi trattati. I disegni di Roncato non sono semplici aggiunte, ma estensioni visive delle storie, un contrappunto emotivo che intensifica il messaggio di ogni racconto. Questa sinergia tra parola e immagine crea una dimensione di lettura più completa e sensoriale, invitando il lettore a entrare nelle storie con una sensibilità nuova.
Con Sfatti di cronaca. Racconti di quotidiana follia, Paolo Dal Canto ha creato un’opera che va oltre il semplice intrattenimento, proponendo un dialogo profondo e critico con il presente. Il libro è un invito a guardare la realtà con occhi diversi, a non fermarsi alle risposte facili e a coltivare uno sguardo critico e consapevole. In un tempo in cui le opinioni veloci dominano il dibattito pubblico, Sfatti di cronaca rappresenta un’esortazione a fermarsi e riflettere. La raccolta ci ricorda che l’ironia e la provocazione possono essere strumenti di resistenza e che solo attraverso il confronto con le complessità del nostro tempo possiamo avvicinarci a una comprensione più autentica della realtà.
Intervista all’autore
Qual è il percorso che ha portato alla nascita della raccolta Sfatti di cronaca. Racconti di quotidiana follia?
I racconti che compongono la raccolta nascono dall’attualità e dalla cronaca nera e dal fatto che, quando leggo una notizia, non riesco a fare a meno di ragionarci sopra, di farmi domande e di non fermarmi a quello che è la notizia in sé. Sento la necessità, in un certo qual modo, di chiedermi che cosa c’è dietro, quale l’origine più profonda di quella che è un’azione criminale, un pensiero malato, un’ideologia che non condivido… e allora parto, parto con la fantasia e comincio a giocare, giocare con i personaggi, con le situazioni, con i fatti, li stravolgo e li deformo per poi scrivere un pensiero mio sul mondo, dare una visione, non proprio una risposta, ma più una provocazione. E così nasce un racconto.
Hai alle spalle diverse pubblicazioni. Cosa ti ha spinto ad esplorare il formato del racconto per trattare temi di attualità?
Scrivere racconti fa parte in un certo qual modo della mia Comfort Zone, mi trovo a mio agio con la scrittura breve. Venendo artisticamente dal teatro, il racconto risponde alla stessa ricerca di musicalità e ritmo che mi è sempre piaciuto portare in scena. Il racconto è immediatezza, e con la sua brevità concentra l’efficacia della narrazione in poche pagine, e questo si adatta in modo perfetto a quello che richiedono l’attualità e la cronaca, ancor più oggi che sono diventate temi molto presenti nella comunicazione sui social, solo che a differenza di molti, non riesco ad accontentarmi dei commenti, del dire a tutti i costi la mia, o dei semplici “like”. A me piace inventare, creare, far nascere storie e il racconto è la giusta dimensione per questo mio “bisogno”.
Il tuo stile è incisivo, spesso irriverente e diretto. Come hai integrato questo approccio con i temi di cronaca? Cosa possono aspettarsi i lettori da questa combinazione?
Scegliere come tema per i miei racconti l’attualità e la cronaca mi ha posto come prima questione la scelta dello stile di scrittura. Avrei potuto usare lo stile giornalistico, ma questo già lo fanno i giornalisti e non avrei aggiunto niente di nuovo a ciò si trova nei notiziari, avrei potuto limitarmi al commento, a ciò che penso, le mie emozioni, ma di questo è pieno il web, e sinceramente, che gliene frega alla gente dei miei commenti, i miei pensieri, le mie emozioni? Sono miei. Io voglio creare storie che siano universali, che sappiano smuovere, creare nuove sensazioni, stimoli, reazioni, disturbare. Adoro disturbare, ironizzare, rompere le scatole. I temi sono drammatici, delicati: immigrazione, guerre, abusi, soprusi, violenza di genere, emergenza climatica, diritti umani. Si può scherzare e ironizzare su questi temi? Sì, si può, anzi, si deve. La vita non è solo “bianco o nero”, ci sono le sfumature, il tragicomico, l’ironia, e queste sono le sfumature che io uso per scrivere. Questa è la chiave per toccare la sensibilità di chi legge.
Le illustrazioni presenti nel libro sono molto evocative. Chi è l’autrice e quale valore aggiungono all’opera e alla sua fruizione da parte dei lettori?
L’autrice delle illustrazioni che accompagnano i racconti è Moira Roncato. Come piace dire a lei, la nostra collaborazione è diventata una sorta di contaminazione, dove i suoi disegni hanno lavorato sui miei racconti e i miei racconti hanno stimolato il suo disegnare. Le sue opere mi hanno subito conquistato, il tratto, la scelta dei colori, le trovavo molto in linea con lo stile della mia scrittura; quindi, l’ho contattata e le ho proposto di fare delle illustrazioni per i miei racconti e credo che il risultato sia davvero eccezionale. I suoi disegni non solo rispecchiano in pieno il contenuto di ogni racconto, ma aggiungono emozione e profondità, stimolando sensazioni in chi le guarda che preparano all’immersione nella lettura. Una sorta di prologo visivo, di introduzione, di avviso: “ecco cosa vi aspetta in questo racconto, siete avvisati!”
Quale atmosfera permea le storie che hai scelto di raccontare? Quali spunti vorresti lasciare ai tuoi lettori?
Ogni racconto ha una sua atmosfera, una sua sfumatura. Alcuni sono molto provocatori, duri, quasi eccessivi, altri lasciano spazio all’ironia, altri ancora li potrei quasi definire “poetici” e delicati. Questo è dipeso sia dal tema e dalla notizia di cronaca trattata, che dallo stato d’animo che certe notizie e certi temi di attualità hanno smosso in me. Ci sono empatia, rabbia, disillusione, rassegnazione, satira, provocazione, ma poi sta al lettore far lavorare le sue, di emozioni e di sensazioni, che saranno sicuramente diverse dalle mie. La cosa che solo mi importa e che non lascino indifferenti, nel bene o nel male. Che lascino qualcosa in chi legge.
Quale elemento di originalità definisce questa tua ultima opera rispetto alle precedenti?
Ogni raccolta aveva una sorta di chiave di lettura, di sapore suo particolare. La precedente, SPUTI, per esempio, era nata da una sfida, scrivere racconti che non fossero più lunghi di una pagina, una raccolta ideale per lettori pigri. Questa di sicuro si distingue per la scelta delle tematiche e dello stile con le quali queste sono trattate. Ogni racconto è legato a un fatto di cronaca davvero accaduto, e subito all’inizio, dopo il titolo, c’è un riferimento alla notizia cui fa riferimento. Questo fa sì che non ci siano fraintendimenti. quello di cui parlo è successo davvero, non c’è via di scampo. Io poi ci ho messo del mio, ho cambiato le prospettive, i punti di vista, ho fatto parlare vittime e carnefici, li ho mescolati, ho giocato con le emozioni, fino all’assurdo di far empatizzare il lettore con il cattivo piuttosto che con la vittima.
C’è un messaggio particolare che speri di trasmettere attraverso questi 35 racconti?
Quando si leggono certe notizie subito si cerca di creare una certa distanza fra noi e il cattivo di turno, il carnefice. Si crea il mostro. Al limite c’è lo stupore, il “sembrava una così brava persona” lasciando intendere che in fondo non lo era proprio per niente. Ecco, quello che mi piacerebbe che questi racconti facessero è azzerare le distanze, far crollare le difese: “sembrava una così brava persona” e forse lo era davvero, al punto che chiunque di noi potrebbe davvero essere il cattivo di turno, il carnefice, o forse lo potrebbe essere la persona che ci sta accanto, il figlio, la figlia, il compagno… I mostri non esistono o, meglio, i mostri esistono, ma sono dentro di noi e sta a noi saperli riconoscere e cercare di non svegliarli.
Tre buoni motivi per leggere Sfatti di Cronaca. Racconti di quotidiana follia?
Primo motivo è che sarà difficile annoiarsi leggendo questi racconti, o almeno lo spero. C’è da divertirsi, da emozionarsi e anche tanto, ma tanto da arrabbiarsi.
Un secondo motivo è che leggendo questi racconti mi piacerebbe si desse una seconda chance alle vittime, e in un certo qual modo anche ai carnefici. Per le vittime la possibilità di non essere dimenticate troppo alla svelta, di non sparire dopo un semplice like o con un click sul link che porta alla pagina successiva. Per i carnefici quella di essere riconosciuti per quello che sono, non dei mostri, ma degli esseri umani come lo siamo ciascuno di noi, esseri umani che hanno agito a volte in modo imperdonabile, da veri bastardi, con crudeltà, egoismo… Terzo motivo? La possibilità di sorprenderci con il fatto che ancora è bello tenere in mano un libro, sfogliarlo, annusarlo, come farebbe il nuovo ministro della cultura, magari assaggiarlo, accompagnandolo con un buon calice di vino rosso. Suggerisco un Sangue di Giuda!
Biografia dell’autore
Nato a Bergamo nel 1964 inizia a scrivere in prima elementare. Le sue prime opere sono i nomi di animali, di verdure e di frutta, ma passeranno un bel po’ di anni prima che questi suoi primi sforzi prendano le sembianze di qualcosa se pur lontanamente simile ad un’opera letteraria. Nel 1998 comincia a scrivere testi per la compagnia teatrale Operai del Cuore, della quale è regista, e ancora oggi per i Pensattori. Del 2020 la sua prima pubblicazione con la casa editrice Mondo Nuovo, una raccolta di racconti dal titolo “L’UOMO LIVELLA”. A suo agio con la narrativa breve nel 2021 e 2022 escono con la stessa casa editrice altre due raccolte: “NON DIRMI CHE TI PIACE BARICCO” e “SPUTI”, per la quale si avvale della collaborazione dell’illustratore Federico Quiliconi. Nel 2023 esce il primo romanzo “IL LENZUOLO” pubblicato sempre da Mondo Nuovo.
Lo stile di Dal Canto è irriverente, distopico, dissacrante, tragicomico e al limite del surreale, capace di emozionare e provocare. Accompagnato dal musicista Stefano Taglietti, in cambio di cibo e di un buon calice di vino, l’autore porta in giro per l’Italia folli reading teatrali per presentare le sue opere.
Con “SFATTI DI CRONACA”, arricchito dalle illustrazioni di Moira Roncato, si conferma la particolare attenzione dell’autore per attualità e problematiche sociali.