ROMA – Un pubblico delle grandi occasioni quello che ieri sera nella suggestiva cornice del Teatro Olimpico di Roma ha assistito ad un concerto unico nel suo genere. Uno spettacolo sobrio, concreto, evocativo e rievocativo in un crescendo di sintonia che è aumentata gradualmente con il pubblico. Sul palco l’Orchestra Roma Sinfonietta diretta dal Maestro Giovanni Cernicchiaro che ancora una volta ha dato il meglio insieme a tutti i musicisti. Un binomio perfetto quello di David Cuppari con Giorgia Zaccagni che si sono fusi in un unico comune denominatore: la bella musica ed il bel canto.
Cuppari era cosciente della responsabilità di cantare Battiato, era percepibile. Il pubblico lo ha capito, e proprio da questo aspetto si è generata la sintonia che è scaturita in un finale a dir poco entusiasmante. Giorgia Zaccagni, voce narrante di alcuni passaggi delle composizioni battiatiane, e voce portante in un Alexanderplatz è stata veramente sorprendente.
Poche le parole rivolte al pubblico dal palco, se non qualche cenno di presentazione da parte di Cuppari, probabilmente in linea con la medesima concretezza che ha caratterizzato i sempiterni concerti di Battiato che in tutto il mondo hanno segnato il cuore dei tantissimi fans che lo hanno apprezzato. E tutto in eleganza: il pubblico è intervenuto puntuale, ingresso ordinato, e soprattutto anche l’orario d’inizio è stato rispettato. Poi spazio ad un’ora e mezza abbondante in cui la mente di ogni partecipante è andata in una dimensione di ascolto, di rimpianto per aver perso il maestro in vita terrena, ma dall’altra soddisfatto e cosciente di una immensa eredità di composizioni, sequenze, frequenze ed emozioni per un patrimonio lasciato a tutti.
Difendimi dalle forze contrarie, così, con “L’ombra della luce” è iniziato il concerto, con una scaletta d’eccezione in cui è stato ripercorso il successo del maestro. Spazio poi a No time-No Space, e poi Shock in my town, Tutto l’universo obbedisce all’amore, L’Era del Cinghiale bianco, Il re del mondo, Prospettiva Newsky, Tra sesso e castità, I treni di Touzeur, La stagione dell’amore, La cura, Alexanderplatz, Gli uccelli, Segnali di vita, Summer on the solitay beach, Sentimento Nuevo, Bandiera Bianca, Up patriot to arms, Cuccuruccu, E ti vengo a cercare e Bandiera Bianca.
Danzatori (bulgari ndr) di tanto in tanto hanno reso ancorpiù suggestiva l’esecuzione dei brani, con un crescendo di movimenti, lenti ed organizzati, espressivi ed in perfetta linea sintonico-armonica con i cantanti e l’Orchestra.
Il tour di “Voglio vederti danzare – Il Concerto” è un omaggio a Franco Battiato che proseguirà in moltissime città italiane per concludersi nella prossima primavera. E con questa premessa non c’è altro che da attendersi in un crescente successo. Battiato la definirebbe una seppur minima rivoluzione della sua musica, celebrata e non imitata, e semmai personalizzata dall’Orchestra e dalle voci splendenti.
Un irrestistibile richiamo dunque che ha connesso il pubblico, per la maggior parte adulto, verso il suo maestro di sempre. Franco Battiato è stato un compagno di viaggio per chi ne abbia vissuto le sue fasi, e ne abbia scoperto i segreti delle sue canzoni, con i dettagli che scuotono il cuore, aprono la mente e la conducono in una dimensione diversa. Quella terza dimensione da lui sempre evocata, raccontata e che riabilita la vita in forme di sempre nuove esistenze dopo la morte fisica.
“La musica vibra inalterata nel tempo, esalta il cuore, è terapia per l’anima. Sublima da secoli le generazioni che scorrono. La musica è vita che non muore” (D.I. 2016)