ROMA – La bronchite cronica ostruttiva (BPCO) è la terza causa di morte al mondo, dopo le patologie cardiovascolari e oncologiche. La prevalenza in Italia è pressoché stabile, attestandosi nel 2023 al 2,58%, ma raggiunge il 20% negli over 70. Ogni anno causa tra i 200mila e i 300mila decessi, risultando la principale causa di morte associata a malattie respiratorie.
LA BPCO
La BPCO, una patologia cronica spesso sotto diagnosticata, necessita di cure tempestive e personalizzate per migliorare la qualità della vita dei pazienti: il medico di famiglia riveste pertanto un ruolo centrale nella gestione quotidiana, nella diagnosi precoce, nella somministrazione delle terapie e nel verificare i rischi di riacutizzazioni. Deve quindi essere posto nelle condizioni di prescrivere liberamente la triplice terapia, senza la necessità di un piano terapeutico specialistico: questo l’appello che giunge dalla comunità dei medici di famiglia riuniti al 41° Congresso della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie in corso a Firenze fino a sabato 30 novembre.
IL RUOLO CHIAVE DEL MEDICO DI FAMIGLIA NELLA CURA DELLA BPCO
Come mostrano i dati del Ministero della Salute, la mortalità a 30 giorni per le riacutizzazioni della BPCO è in crescita, al contrario dei dati relativi a infarto miocardico e ictus ischemico. A seguito di una riacutizzazione severa di BPCO, solo il 50% dei pazienti sopravvive dopo 3.6 anni; una riacutizzazione moderata aumenta il rischio di mortalità per la BPCO stessa e del 23% per eventi cardiovascolari. La figura preposta al monitoraggio del rischio di riacutizzazioni della patologia è proprio il Medico di Medicina Generale, mentre lo specialista fa un esame di secondo livello; il medico di famiglia ha quindi l’esigenza di poter disporre di tutto il ventaglio delle strategie terapeutiche disponibili. Tuttavia, la nota 99 di AIFA lascia delle limitazioni in proposito, lasciando solo al piano terapeutico dello specialista pneumologo o internista la possibilità di prescrivere la triplice terapia. Questo limite mette a rischio un intervento terapeutico immediato, gravando maggiormente sulle casse del SSN.
La Nota 99 è stata emanata dall’Agenzia Italiana del Farmaco nel 2021: ha dato alla Medicina Generale più potere prescrittivo e più capacità di gestire il paziente, con la possibilità di prescrivere la duplice terapia (LABA-LAMA), andando oltre il trattamento del broncodilatatore.
“La nota 99 non tiene conto dei più recenti sviluppi – sottolinea Andrea Alunni, Macroarea SIMG Cronicità – L’ultimo aggiornamento è del 15 febbraio 2022 e si basa su indicazioni GOLD di quell’anno, mentre a novembre 2024 sono state pubblicate le indicazioni più recenti che descrivono con chiarezza il percorso terapeutico ottimale da seguire in base alle caratteristiche individuali del paziente, identificando anche coloro che trarrebbero vantaggio dalla triplice terapia in singolo device, la quale garantisce numerosi benefici, come riduzione della mortalità e semplificazione del regime terapeutico, con conseguente miglioramento dell’aderenza e un risparmio economico rispetto alle terapie che prevedono l’utilizzo di più dispositivi”.
“Le motivazioni portate a difesa del piano terapeutico sono di natura clinica, economica e relative alla sicurezza dei farmaci – spiega Francesco Freddo, Macroarea SIMG dei disturbi non differibili – Tuttavia, le classi di farmaci inalatori autorizzati per la terapia di mantenimento della BPCO, ossia beta-2 agonisti a lunga durata d’azione (LABA), gli antimuscarinici a lunga durata d’azione (LAMA) e i cortisonici inalatori (ICS), presentano un profilo di sicurezza ampiamente consolidato. Il paradosso risiede nel fatto che la Nota 99 non permette al MMG di prescrivere triplici terapie in un unico inalatore, ma consente di fatto l’utilizzo della triplice in combinazione estemporanea, ossia l’utilizzo di due dispositivi distinti (LABA/ICS e LAMA). Un’ulteriore criticità riguarda le lunghe liste di attesa per l’ottenimento o il rinnovo del piano terapeutico, con ritardi significativi nell’avvio o nel proseguimento di un trattamento ottimale. Da ciò si evince come il piano terapeutico specialistico costituisca un ostacolo burocratico che auspichiamo venga rimosso”.
“La revisione dell’attuale Nota 99, eliminando l’obbligatorietà del piano terapeutico specialistico per la triplice terapia, consentirebbe di migliorare l’efficienza del sistema sanitario, di ridurre i costi e, soprattutto, di garantire cure più rapide, efficaci e mirate per i pazienti affetti da BPCO” conclude Alessandro Rossi, Presidente SIMG.
I limiti della nota 99 rappresentano uno dei temi al centro del 41° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), in corso a Firenze, presso la Fortezza da Basso, fino al 30 novembre, con oltre tremila medici di famiglia presenti. È un’occasione per approfondimenti scientifici e per iniziative innovative come la SIMG Academy e il SIMG Lab Village, strumenti all’avanguardia per la formazione delle nuove generazioni di medici di medicina generale.
Fonte: Agenzia Dire
www.dire.it