Sanità, nel Lazio una rete regionale per la procreazione assistita

Una rete fatta di punti di accesso distribuiti in ogni Asl, per poi arrivare a centri specializzati sia pubblici che privati, con una copertura di tutto il territorio, arrivando ad averne almeno uno in ogni Provincia. Questo il progetto illustrato da Sergio Ribaldi (Direzione regionale Salute) emerso dal gruppo di lavoro tecnico che sta progettando da ottobre 2023 il futuro della Procreazione medicalmente assistita (Pma) del Lazio, che da gennaio entrerà nei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea).

Molte le voci ascoltate nell’audizione che si è svolta oggi in commissione Sanità del Consiglio regionale, presieduta da Alessia Savo. Sono intervenuti medici, biologi, responsabili dei centri Pam pubblici, per spiegare criticità, ma anche opportunità che arrivano da quella che Savo ha definito “una sfida” per la Regione.

Andrea Coppola e Claudio Manna (Centro studi conservazione ovociti e sperma umani) hanno puntato sull’individuazione di criteri chiari per l’accreditamento delle strutture, diffuse sul territorio, con le competenze necessarie e, soprattutto sulla “vigilanza per evitare il rischio di speculazioni. Bisogna promuovere un modello che metta al centro il paziente e la coppia con il rispetto di precisi standard etici”.

Su questi punti hanno concordato gli altri intervenuti: Giovanni Ruvolo e Maria Giuseppina Picconeri (Società italiana della riproduzione umana), Ermanno Greco, (Società italiana della riproduzione) e Ilaria Ortensi (Società italiana andrologia). Importante anche – come è stato segnalato da più parti – un lavoro di prevenzione sulla salute riprodduttiva dei giovani.

I responsabili dei centri pubblici (Pietro Salacone, centro Pma dell’ospedale Santa Maria Goretti (Latina), Rocco Rago, Fisiopatologia della riproduzione e andrologia dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, Arianna Pacchiarotti, centro Procreazione medicalmente assistita dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma e Valerio Pisaturo, centro Pma del Policlinico Umberto I) hanno puntato sull’esigenza di aumentare la dotazione di personale, soprattutto biologi. Il nodo aperto è la mancanza di una scuola di specializzazione su questa materia, mentre il pubblico è obbligato ad assumere proprio personale specializzato.

Secondo Angelo Tripodi (FI), bisogna “potenziare al massimo il pubblico per poi farsi aiutare dal privato”. La presidente Savo ha ricordato che, secondo quando stimato, avremo un fabbisogno di circa 8.500 cicli l’anno. Rodolfo Lena (Pd) ha epsresso soddisfazione per l’inserimento nei Lea, “ma deve essere chiaro che dobbiamo potenziare il settore pubblico per farlo combattere ad armi pari con il privato”. Chiara Iannarelli (FdI) ha definito l’audizione “un’occasione importante, la politica deve occuparsi dei contenuti, mettere al centro la persona. Bello che non si siano solo momenti critici, ma occasioni di conoscenza e collaborazione”.

Soddisfazione per il “positivo confronto e gli interventi” è stata espressa, in conclusione dalla presidente Savo.

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