Disabilità, l’Agenzia delle entrate offre spunti per acquisire nuova consapevolezza

ROMA – Continua il percorso dell’Amministrazione finanziaria volto a realizzare il pieno godimento dei diritti di tutti facendo dell’inclusione un valore fondante della propria cultura organizzativa.

 

La disabilità è un tema che interessa tutti, con il quale, in qualche fase della vita, ciascuno avrà a che fare. Limitazioni funzionali, problemi di salute transitori, ma anche età avanzata o attività di caregiver che ci può vedere impegnati nel supporto di familiari per lo svolgimento delle attività quotidiane.

Ma quanto ne sappiamo davvero? E soprattutto, quanto di ciò che sappiamo o crediamo di sapere è condizionato da stereotipi e pregiudizi che abbiamo appreso nel tempo?

Convinzioni, pregiudizi, atteggiamenti pietistici, abitudini linguistiche errate minano, prima ancora delle barriere fisiche, la costruzione di una società, oltre che di un ambiente di lavoro, dove sia realmente garantita la piena partecipazione di ciascuno. È dunque importante scardinare tutto questo creando le condizioni per il pieno il godimento dei diritti di tutti e la realizzazione delle potenzialità di ognuno, indipendentemente dalle sue caratteristiche.

L’Agenzia delle entrate è impegnata, sia verso l’esterno che all’interno, con il proprio personale, nel comunicare l’evoluzione del concetto di disabilità, facendo dell’inclusione un valore fondante della propria cultura organizzativa.

Accanto ad iniziative di taglio operativo come l’istituzione, presso gli uffici territoriali di referenti, appositamente formati, per l’assistenza fiscale alle persone con disabilità o un canale di prenotazione dedicato, l’Agenzia porta avanti un percorso che punta proprio sull’aspetto culturale, su un nuovo modo di comunicare e percepire la disabilità.

Nel 2021, all’indomani della pandemia, è stata pubblicata la guida “Disabilità. Iniziamo dalle parole”, un documento che mira, attraverso un uso consapevole del linguaggio, a contrastare gli ostacoli culturali e gli atteggiamenti ostili e stigmatizzanti che si muovono attorno alla disabilità.

Il percorso, in continua evoluzione, è proseguito quest’anno con il progetto “Disabilità: lo sapevi già?” realizzato in collaborazione con il Comitato unico di garanzia.

Si tratta di schede tematiche, dedicate a diverse forme di disabilità, messe a disposizione del personale. Le schede, realizzate in collaborazione con associazioni e con il supporto di colleghi e colleghe con disabilità, che hanno condiviso la loro esperienza, sono arricchite con interviste e testimonianze.

Il convegno “Disabilità: lo sapevi già? Riflessioni per accrescere la consapevolezza e superare i pregiudizi”, organizzato a valle di questo progetto, si è svolto il 10 dicembre presso la sede degli uffici centrali dell’Agenzia, aperto, da remoto, a tutto il personale. Una data non casuale quella del 10 dicembre, in cui si celebra la Giornata mondiale dei diritti umani.

L’evento, oltre alla presenza dei vertici aziendali, dal direttore dell’Agenzia, Ernesto Maria Ruffini, alla direttrice centrale Risorse umane, Laura Caggegi, alla presidente del Comitato unico di garanzia, Luisa Giordano, segno della centralità del tema nella cultura organizzativa delle Entrate, ha visto la partecipazione di esperti di primo piano.

Sono intervenuti, Giampiero Griffo, componente del Consiglio mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International), nonché parte della delegazione italiana che ha definito e poi approvato la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, Carlo Lepri, psicologo e docente presso il dipartimento di Scienze della formazione dell’Università di Genova, per finire con Maria Giulia Bernardini, ricercatrice in filosofia del diritto presso il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara.

Il convegno è partito dal cambio di paradigma imposto dalla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità delle Nazioni unite, che ha mutato profondamente l’approccio alla disabilità che dal tradizionale modello medico/individuale è passato al modello sociale della disabilità, basato sul rispetto dei diritti umani. Non è più il soggetto che non può agire, ma è la società nel suo complesso che disabilita le persone che hanno determinate caratteristiche. La disabilità è il frutto dell’interazione tra la persona con limitazioni funzionali e la società che ne impedisce la piena partecipazione. Cambiano, dunque, gli obiettivi da perseguire: vita indipendente, non discriminazione, pari opportunità, piena ed effettiva partecipazione. Cambiano, di conseguenza, anche i linguaggi da utilizzare.

Il tema dell’aspetto sociale della disabilità è stato ripreso nell’intervento di Carlo Lepri: il destino delle persone con disabilità è ampiamente connesso con i modi attraverso i quali la società tende a rappresentare un fenomeno. La disabilità, ha spiegato, può essere definita come una costruzione basata sulle rappresentazioni sociali prodotte dalla cultura di una determinata comunità, che possano incidere sugli ostacoli o sulle facilitazioni, che la persona con disabilità può incontrare.

Tra gli ostacoli sicuramente gioca un ruolo centrale il concetto di discriminazione, al centro dell’intervento di Maria Giulia Bernardini, che si è soffermata, in particolare, sulle discriminazioni “intersezionali”, che producono effetti dirompenti in relazione alla violazione dei diritti dei soggetti che si trovano in una situazione di maggiore vulnerabilità, come le donne con disabilità.

Il tema dell’inclusione, dunque, si conferma centrale nelle politiche aziendali dell’Agenzia. Cambiare modalità e prassi lavorative, offrire strumenti adeguati a mettere ciascuno in condizione di esprimere in pieno le proprie potenzialità, sono sfide imprescindibili per una organizzazione moderna, che punta alla valorizzazione delle specificità individuali e alla realizzazione di un ambiente di lavoro inclusivo e positivo, in grado anche di contribuire alla crescita culturale dell’intera società. Come afferma la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, la disabilità dipende anche dall’ambiente, che può essere fonte di ostacoli o invece favorire la partecipazione di ciascuno su un piano di uguaglianza.

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