Roma – Alle ore 10.21 (ora italiana) di oggi sabato 21 dicembre inizia la nuova stagione. È il giorno del solstizio, quando il Sole rimane più basso sull’orizzonte, il tramonto arriva presto e le ore di buio durano molto più rispetto al resto dell’anno. Questa fase astronomico-esoterica è molto importante nello scandire per l’appunto il passaggio nella stagione fredda sì, ma che gradualmente apre gli orizzonti ad un aumento di luce. Il solstizio è occasione per riflettere sul senso della vita, sui suoi inesorabili passaggi e transiti che caratterizzano da sempre la vita dell’uomo. Filosofi, storici, cattedratici della storia si sono addentrati in questo fenomeno ed in tutto ciò che ne comporta, colori, emozioni, profondità ed immensità. E’ come un nuovo compleanno ogni solstizio che corrisponde ad una crescita interiore ed evoluzione dell’uomo all’interno della società. La simbologia da sempre accompagna la vita dell’uomo rappresentando una guida nella quale riconoscersi, auto affascinarsi dal susseguirsi degli accadimenti stabiliti dalla natura e ragionati poi dall’uomo con gli studi che si sono tramandati. Più avanza il numero dei solstizi a cui assistiamo e più avanza il nostro tempo vissuto e che ci conduce inesorabilmente verso la luce dell’oriente eterno, laddove il mistero dell’ignoto regna sovrano. Speranza dunque dell’uomo è la luce, ogni sera in cui ci si dedica al naturale riposo si confida e si spera di poter vedere la nuova luce del giorno, ogni giorno abbiamo la possibilità di diventare nuovi, maggiormente luminosi per noi stessi e per gli altri. E’ questione di scelta, di libero arbitrio su cui fondare studi, principi per il progresso e la crescita dell’umanità con forza e vigore.
La celebrazione dei solstizi nel mondo classico fu trasmessa, unitamente a numerose altre simbologie, dai misteri mitriaci che sarebbero potuti diventare la religione del mondo occidentale al posto del cristianesimo, essendo anche questi una classica religione di salvezza. La rappresentazione classica di Mithra è quella del dio iranico che uccide il Toro, con a fianco i due cosiddetti dadofori, Cautes con la torcia volta in alto (Solstizio d’Estate) e Cautopates con la torcia in basso (Solstizio d’Inverno). Quando d’estate il Sole entra nel segno zodiacale del cancro si “apre” la “porta degli uomini”, quando il Sole entra nel segno del Capricorno si apre la “porta degli dei”.
Il solstizio traccia la notte più lunga dell’anno, dopo la quale il sole inizia la sua apparente risalita agli occhi degli uomini (in realtà effetto dovuto come sappiamo all’orbita lungo la quale la Terra compie la sua rotazione). Un momento dell’anno carico di significato, e non a caso collegato al Natale, giorno in cui si celebra la Luce che nasce. Del resto, mentre non è certa la data di nascita di Gesù di Nazareth (menzionata per la prima volta, pare, in un almanacco del 354 d.C.) si sa con certezza che il 25 dicembre era giorno consacrato nella Roma imperiale alla nascita del Sole Invitto secondo un culto introdotto dall’imperatore Aureliano (un tempio in onore del Sol Invictus era stato eretto a Roma nel campus Agrippae, l’attuale piazza San Silvestro). Il Sole non va inteso tuttavia come corpo celeste, ma come ipostasi dell’Intelletto secondo la teologia neoplatonica, come emanazione – come ebbe a spiegare l’Imperatore Giuliano – “dell’essenza feconda del bene” che accorda all’universo “una certa parte di bellezza intelligibile”. Una teologia che si univa alla religione mitraica, la quale venerava il dio orientale Mithra, considerato figlio del sole, molto diffusa tra i soldati romani. Mithra era il dio di luce che avrebbe sconfitto il tenebroso Ahriman. Il Dies Natalis del Sole Invitto si celebrava con giochi e corse di carri che attiravano anche i cristiani, destando non poca preoccupazione nella Chiesa di Roma. Di qui la sovrapposizione della nascita di Cristo alla data del 25 dicembre.