EDITORIALE – Il pensiero e la creatività di Franco Battiato vennero alla luce del mondo come oggi il 23 marzo 1945. Ottant’anni dunque per il maestro della musica che ha saputo toccare corde indescrivibili e piani supersonici. A Riposto, un tempo Jonia l’Alfa, mentre l’attraversamento del Bardo avvenne a Milo in Sicilia il 18 maggio 2021. Aveva 76 anni ed era stato colpito da una importante malattia di tipo generativo anche se mai chiara è stata la diagnosi resa nota al pubblico. Cantante, musicista e regista , è stato tra i più influenti rappresentanti del panorama cantautorale italiano. La sua carriera ebbe inizio negli anni ’70 e trova particolare enfasi nel 1979 con un brano destinato a diventare un cult: “L’era del cinghiale bianco”.
In seguito affronterà diversi stili musicali in maniera originale: dagli inizi romantici degli anni Sessanta passerà alla sperimentazione dei Settanta, passando attraverso l’avanguardia colta, il rock e la musica elettronica.
Anche dai testi traspaiono i suoi eclettici interessi: dall’esoterismo alla filosofia, fino alla meditazione orientale. Coautore di molti suoi testi è il filosofo Manlio Sgalambro.
Non amava molto essere chiamato Maestro, un pò per umiltà, un pò perchè non amava stili convenzionali. Ma di fatto Maestro lo era, di vita, di pensiero, e soprattutto per la celebrazione della musica secondo canoni unici nel suo genere. Apprezzato in tutto il mondo, anche talvolta criticato da una minoranza di osservatori, Franco è sempre andato dritto per la sua strada avendo la capacità di raggiungere il cuore delle persone che erano predisposte ad accogliere i significati dei suoi brani, non comuni canzoni, ma vere e proprie odi a tema. Sapeva volare e far volare il pensiero, rassicurare, immergere l’ascoltatore ed il suo pubblico come in una atmosfera intrisa di fascino, emozioni allo stato veramente puro.
E’ morto ma a livello fisico, e la sua eredità vive nel cuore dei numerosi fans ed estimatori che continuano a viverlo con l’ascolto, con l’approfondimento, con la cognizione di vita che ha voluto e saputo trasmettere.
Solo chi ha vissuto i suoi concerti in Live può capire la connessione che regnava in tali occasioni, che non erano solo spettacolo e concerto, ma molto molto di più. Leggere i testi delle sue canzoni, fa ancora oggi comprendere la sua capacità di attualizzare il pensiero nell’evoluzione e nello scorrere del tempo, senza fermarsi mai.
Trasmette coraggio il Maestro, e spunti di approfondimento costanti e continuativi per l’essenza della vita. Battiato da sempre ha invitato a vivere un percorso introspettivo, al fine di conoscere meglio sè stessi e correggerne eventuali errori, sapendoli riconoscere. Pensava che la meditazione fosse per l’appunto una “cura” per la persona, per la sua elevazione del pensiero in dimensioni diverse, non comuni.
Ad oggi c’è il rimpianto di averlo perso, forse presto rispetto ancora alle potenzialità che era in grado di trasmettere. Anche se già negli ultimi concerti i segni inesorabili di una malattia ignota erano ben visibili e riscontrabili. Lasciavano tristezza nel vederlo gravato, nel contempo si apprezzava il suo coraggio di cantare e di essere sul palco fino a quando gli è stato possibile.
L’arte non muore mai, come la sua musica che risuonerà nel tempo dei tempi probabilmente per sempre, ed immaginando l’attraversamento individuale presso l’Oriente Eterno, non si potrebbe altro che esprimere il desiderio di ascoltarlo sempre per l’eternità.
Il titolo dell’articolo ha un suo significato, in quanto il pensiero del Maestro è da considerare dal momento della sua nascita, e non termina con la sua morte fisica ma prosegue all’infinito.
D.I.