Una piccola libreria nel cuore di Parigi. Tre destini intrecciati in una storia di perdite e rinascite.
Dopo una tragedia che l’ha segnata nel profondo, Brigitte Villard trova conforto nell’amicizia di Margot, una libraia tanto saggia quanto sorprendente. Grazie a lei e a una scoperta su un celebre dipinto di Renoir, incrocerà la strada di Pierre, un uomo affascinante, tormentato da un passato che sembra non volerlo lasciare andare. Tra verità nascoste e conflitti irrisolti, troveranno il coraggio di riscrivere il proprio futuro?
La libreria di Montmartre esplora temi come la perdita, l’amicizia e la speranza. Cosa ti ha ispirato a scrivere questa nuova storia e perché hai scelto di ambientarla a Parigi?
Avere ricevuto negli anni, da bambina fino ad oggi, cura, protezione, amore, sapienza, consigli di vita, dalle persone anziane che ho incontrato lungo il mio cammino. A partire dai miei nonni, ovviamente, poi i miei suoceri e alcuni amici e amiche più grandi di me con i quali ho condiviso gli stessi valori, ideali e che, seppure ora fisicamente assenti, continuano a essere vivi con tutto quello che mi hanno donato. Ho scelto di ambientarla a Parigi perché è stato proprio in quella magica città, nel lontano Natale del 1998, durante il mio viaggio per la laurea, che al Museo d’Orsay di fronte al dipinto di Renoir “Ragazze al pianoforte” ho avuto un colpo di fulmine e ho sentito chiara la voce di volere scrivere un romanzo. Così appena rientrata a casa scrissi un racconto breve per ragazzi dal titolo “Le fanciulle di Renoir”, rimasto nel cassetto per anni e che oggi ha ispirato La piccola libreria di Montmartre.
L’amicizia tra Brigitte e Margot è emozionante e unica. Cosa rende speciale questa connessione tra una giovane donna e una figura più anziana, e cosa pensi che possiamo cogliere dal loro rapporto, così ricco di generosità e di scambi di vita?
Brigitte e Margot hanno interessi in comune, come la passione per la lettura e per l’arte, ma a unirle è soprattutto la consapevolezza che ciascuna sia importante e necessaria all’altra, a prescindere dall’età e dall’esperienza. Entrambe hanno qualcosa da donare del proprio vissuto. La freschezza di Brigitte ha bisogno della saggezza di Margot per vedere oltre, mentre Margot ha bisogno della forza della giovinezza di Brigitte per non perdere la speranza, anche di fronte alle prove della vita. E quando queste bussano con tutta la loro sofferenza, comprendono che per superarle è necessario affrontarle insieme, sostenendosi a vicenda.
In che modo i libri e la pittura, per Brigitte, diventano strumenti di trasformazione e qual è il potere che attribuisci all’arte nel processo di guarigione e di riscoperta di sé?
I libri, la pittura, la musica, sono espressione della creatività dell’Uomo che più ci avvicina a Dio e alla Bellezza. Noi tutti abbiamo intimamente bisogno di questo. Bellezza, armonia, conoscenza, sensazione di essere creatori di qualcosa che lasci il segno. Oppure solo fruitori di essi. Margot, oltre a essere musicista, nella libreria custodisce i libri con amore e rispetto verso chi li ha scritti. Brigitte fa lo stesso con i dipinti che studia, mescolando immagini e parole, tanto che per lei i libri sono libri papavericome nel dipinto di Monet. Lei raccoglie parole sotto forma di fiori, ne sente il profumo, cioè il messaggio e l’anima che l’artista gli ha impresso. E ciò che più conta, entrambe non tengono tutto questo per loro, ma lo vogliono condividere con gli altri.
Nel libro, c’è un forte contrasto tra il passato doloroso dei personaggi e il loro desiderio di costruire un nuovo futuro. Qual è il messaggio che speri di trasmettere ai lettori riguardo alla resilienza e alla capacità di reinventarsi?
La vita è un’avventura costellata di vette e abissi e tutto concorre al Bene per coloro che amano e non perdono mai la speranza. Noi non riusciamo a comprendere il disegno intricato che attimo dopo attimo creiamo vivendo, perché è come se fossimo sotto la trama di un ricamo. Dentro i fili intrecciati e i nodi sul retro del tessuto che una ricamatrice sapientemente traccia, non ci è possibile scorgere l’immagine completa. Però se lo guardiamo di fronte, da lontano, nel tempo, riusciremo a scoprirne con meraviglia tutta la sua perfezione e bellezza. Quei nodi e quei grovigli di fili corrispondono alle nostre cadute, a quando ci siamo sentiti disperati, a quando avremmo voluto che le cose fossero diverse. Ecco, se viviamo con coraggio radicati bene nel presente, come se fosse l’unico di cui disponiamo, senza i rimpianti del passato o i timori del futuro, quel ricamo si mostrerà al momento giusto ai nostri occhi e riconosceremo che la nostra vita è un capolavoro, fatto anche di quelle imperfezioni che hanno contribuito a realizzarlo.
Guardando il tuo percorso come scrittrice, come descriveresti l’evoluzione della tua penna? Cosa possono aspettarsi i lettori da questo nuovo lavoro?
Scrivendolo ho avvertito un’evoluzione nello stile e una maggiore capacità di approfondire il carattere dei protagonisti, i loro stati d’animo, il senso e la descrizione degli eventi. I lettori possono quindi aspettarsi un romanzo più maturo e in esso spero possano cogliere quanto la bellezza dell’arte, dal capolavoro famoso alla creazione più anonima, ci avvicini e ci faccia sentire parte di un Infinito in cui, per parafrasare il mio poeta preferito Giacomo Leopardi, naufragare è dolce.