Pechino tende la mano all’Europa mentre l’economia americana mostra segnali di cedimento. Il mondo osserva, e i mercati tremano. La recessione è più vicina?
“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.” – John Belushi
La guerra dei dazi: un boomerang per gli Stati Uniti?
Quella che era stata annunciata come una strategia per “rendere grande l’America di nuovo” rischia ora di ritorcersi contro la stessa economia statunitense. L’imposizione di dazi su centinaia di miliardi di dollari di beni cinesi, attuata dalla precedente amministrazione Trump e parzialmente proseguita da quella attuale, ha innescato una reazione a catena.
La Cina ha risposto con fermezza: dazi mirati su settori strategici USA, come l’agricoltura e la tecnologia. Ma non si è fermata lì. Pechino ha colto l’occasione per rafforzare il proprio asse diplomatico ed economico con l’Europa, promuovendo una nuova visione multipolare del commercio globale.
La Cina guarda a Bruxelles
Con una mossa abilissima sul piano geopolitico, Pechino ha inviato segnali distensivi all’Unione Europea, proponendo nuove intese commerciali e una maggiore cooperazione tecnologica e ambientale. Il messaggio è chiaro: in un mondo sempre più frammentato, la Cina non vuole isolarsi, ma costruire nuove alleanze.
Fonti interne alla Commissione europea confermano che negli ultimi tre mesi si sono intensificati i colloqui tra Bruxelles e Pechino. Temi caldi: mobilità elettrica, idrogeno verde, tecnologie digitali, export agroalimentare europeo. In cambio, Pechino chiede neutralità sul fronte geopolitico e una posizione più autonoma dall’asse Washington-Londra.l
Gli USA congelano, Wall Street crolla
In patria, intanto, il presidente americano è costretto a fare marcia indietro. Il congelamento dei nuovi dazi previsti per il secondo semestre del 2025 è un chiaro segnale di allarme. A pesare, non sono solo le tensioni con Pechino, ma anche gli effetti interni della politica protezionista.
Wall Street ha subito un duro colpo: nella scorsa settimana l’indice Dow Jones ha perso il 3,1%, mentre il Nasdaq ha segnato il peggior calo dal 2022. Le aziende USA lamentano l’aumento dei costi di produzione, la carenza di componenti e una crescente incertezza globale che scoraggia gli investimenti.i
RIschio recessione: un fantasma che torna
Secondo gli ultimi dati diffusi dal Bureau of Economic Analysis, la crescita americana nel secondo trimestre del 2025 potrebbe attestarsi sotto l’1%, ben lontano dal ritmo necessario a sostenere l’occupazione e la fiducia dei mercati. I consumi rallentano, gli ordini industriali calano, e l’inflazione – pur sotto controllo – resta alta sui beni importati.
La Federal Reserve è in trappola: abbassare i tassi rischia di alimentare l’inflazione, mantenerli alti potrebbe spingere l’economia in recessione. Il segnale d’allarme è ormai chiaro: se la situazione non si sblocca entro fine anno, gli USA potrebbero entrare in una fase di stagnazione.
L’Europa alla finestra: indecisione o opportunità?
L’Unione Europea osserva da una posizione delicata. Da un lato, i legami storici, economici e strategici con gli Stati Uniti; dall’altro, la possibilità di ridefinire il proprio ruolo nello scenario globale attraverso nuovi partenariati.
Alcuni Paesi, come Francia e Germania, si sono mostrati aperti a una cooperazione più intensa con la Cina. Altri, come Polonia e Paesi Bassi, mantengono una linea più prudente. Tuttavia, l’idea di un’“autonomia strategica europea” torna con forza nel dibattito pubblico, e la crisi attuale potrebbe rappresentare il banco di prova definitivo.
Infografica – Gli effetti della guerra commerciale in cifre.
- +25% – Dazi cinesi su prodotti agricoli statunitensi
- –3,1% – Crollo del Dow Jones nell’ultima settimana
- €430 miliardi – Scambi UE-Cina nel 2024
- –0,7% – Revisione al ribasso della crescita USA (Q2 2025)
- 3 – Incontri ad alto livello Cina-UE da gennaio 2025
- 40% – Calo delle esportazioni USA verso la Cina in 12 mesi
Il mondo sta entrando in una nuova fase di ridefinizione economica e geopolitica. Le vecchie certezze stanno crollando e i nuovi equilibri si stanno scrivendo ora, tra summit, dazi, crolli di borsa e aperture diplomatiche. L’Europa ha l’opportunità di passare da spettatrice a protagonista, ma dovrà farlo con coraggio, unità e visione strategica.