Il Vangelo secondo San Matteo (lingua greca: Κατὰ Μαθθαῖον εὐαγγέλιον, Kata Matthaion Euangelion, o τὸ εὐαγγέλιον κατὰ Μαθθαῖον, To Euangelion kata Matthaion) è uno dei quattro vangeli canonici del Nuovo Testamento e uno dei tre vangeli sinottici. Narra della vita e del ministero di Gesù: ne descrive la genealogia, la nascita virginale e l’infanzia, il battesimo e la tentazione, il ministero di guaritore e predicatore in Galilea, il viaggio a Gerusalemme, segnato dalla cacciata dei venditori dal Tempio e, infine, la crocifissione, la morte e la risurrezione. La tradizione cristiana attribuisce la composizione del vangelo a Matteo, uno degli apostoli di Gesù. A partire dal XVIII secolo, i biblisti hanno sempre più frequentemente messo in discussione la tradizione, e la maggior parte degli studiosi moderni ritiene che Matteo non scrisse il vangelo che porta il suo nome; l’autore è comunemente identificato con un anonimo cristiano che scrisse, verso la fine del I secolo, un testo in lingua greca, piuttosto che in lingua aramaica o in lingua ebraica. La ricostruzione ampiamente prevalente tra gli esegeti biblici moderni è che l’autore del Vangelo secondo Matteo (come pure quello del Vangelo secondo Luca) abbia usato come fonte la narrazione del Vangelo secondo Marco per la vita e la morte di Gesù, più l’ipotetica fonte Q per i suoi detti; una ricostruzione che ha avuto minore successo vuole che Matteo sia stato il primo vangelo ad essere scritto, che sia stato usato per la stesura di Luca e che Marco sia il risultato dell’unione di Matteo e Luca. Dei quattro vangeli canonici, Matteo è quello più vicino all’Ebraismo del I secolo; una caratteristica di questo vangelo, ad esempio, è che si sottolinea ripetutamente come Gesù soddisfacesse le profezie ebraiche; gli studiosi concordano sul fatto che l’autore di Matteo fosse un giudeo cristiano, piuttosto che un gentile. L’autore ha disposto gli insegnamenti di Gesù in cinque sezioni: il sermone della montagna (5-7), il discorso della missione (10), la raccolta di parabole (13), le istruzioni per la comunità (18) e infine gli insegnamenti sul futuro (24-25). Similmente agli altri due vangeli sinottici e a differenza del Vangelo secondo Giovanni, in Matteo Gesù parla più del Regno dei Cieli che di se stesso, e insegna principalmente attraverso brevi parabole o detti piuttosto che con lunghi discorsi. Il racconto della nascita, con l’omaggio dei saggi, la fuga in Egitto e la strage degli innocenti, non ha paralleli negli altri vangeli ed è differente dal corrispondente racconto in Luca. Tra le peculiarità del Vangelo secondo Matteo c’è il racconto dell’incarico dato da Gesù a Pietro apostolo, che ha avuto una grossa influenza nei secoli successivi. Include molto materiale sugli insegnamenti di Gesù, e si distingue per l’ampio uso di citazioni dell’Antico Testamento e per l’attenzione alla comunità giudeo-cristiana, ma anche per affermazioni considerate anti-ebraiche. Si tratta anche dell’unico vangelo che menziona la Chiesa (ecclesia); Gesù ne cita l’autorità e invita i propri discepoli a praticare il perdono (18). Matteo possiede una prosa ritmica e spesso poetica; tra i sinottici è quello più adatto alla lettura pubblica, e probabilmente anche il più noto: integrando la narrazione degli insegnamenti di Marco con la sua peculiare enfasi sulla Chiesa, Matteo è stato il vangelo più popolare, quando i canonici circolavano separatamente.
Matteo
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