Un cortometraggio è un film la cui durata normalmente non raggiunge i 30 minuti complessivi (al festival di Clermont-Ferrand, il più importante per i cortometraggi, la durata massima ammessa è di 40 minuti). Tuttavia, secondo la normativa italiana, un cortometraggio può durare fino a 75 minuti. I corti – come vengono chiamati in gergo – derivano il loro nome appunto dalla lunghezza della pellicola, a sua volta definita nel linguaggio cinematografico come “metraggio” (che nei normali film solitamente ammonta a svariate migliaia di metri, in relazione al tipo di pellicola e alla durata del film stesso). I cortometraggi sono spesso utilizzati per rappresentare le varie tipologie cinematografiche (commedia, thriller ecc.) con uno stile asciutto e del tutto particolare, che può ricordare da vicino la prima era del cinema e il modello espressivo di alcuni dei suoi più illustri esponenti, ad esempio quello di Buster Keaton. Alcuni cortometraggi rappresentano un filone del cinema di animazione, attraverso cui giovani artisti e cartoonists esprimono varie forme di rappresentazioni ed animazioni secondo gli stili più diversi ed innovativi. Dopo una lunga parentesi di stasi creativa e scarsità di produzioni, dovuta forse alla maggiore attenzione riservata alle produzioni commerciali, i corti sono stati ampiamente rivalutati già a partire dagli anni ottanta, anche con l’istituzione di numerosi concorsi e festival cinematografici a loro riservati. Negli anni duemila, poi, grazie alla sempre più ampia diffusione di tecnologie per gli effetti speciali digitali a basso costo, hanno cominciato a proliferare una grande quantità di opere amatoriali altamente elaborate, di fantascienza o qualsivoglia genere, il cui livello qualitativo è spesso capace di eguagliare quello delle maggiori produzioni cinematografiche.